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Addio mia arte, spettacolo a tema LGBT

Segnaliamo che sabato 19 settembre 2015, alle ore 21:00 presso l’auditorium Berellini di Cogoleto, e domenica 20 settembre, alle ore 21:00 presso la sala teatro Botto di Savignone, andrà in scena lo spettacolo teatrale Addio mia arte! Gino Grimaldi: i colori dell’arte nell’ombra della follia.

L’evento è organizzato dall’Associazione Culturale Cogoleto Otto (A.C.C.O.) e intende celebrare la figura del pittore Gino Grimaldi, attraverso la rievocazione di alcuni momenti fondamentali della sua vita e del suo operato.

Tema dello spettacolo
All’età di 44 anni, il pittore Gino Grimaldi vive l’ennesimo internamento in manicomio, perché sofferente di psicosi maniaco-depressiva che lo porta a rasentare il suicidio. All’interno dell’ospedale, egli conosce il proprio psichiatra (indicato nello spettacolo genericamente come “dottore”), il quale, a sua volta, vive un momento di profonda crisi personale determinata da un senso di ribellione nei confronti di un sistema manicomiale che non approva.

Durante un colloquio, Grimaldi comunica al dottore il proprio strenuo e ossessionante bisogno di dedicarsi alla pittura che definisce come l’unica sua medicina e lo psichiatra, affascinato dalla personalità di uomo colto e raffinato, appurando il suo reale bisogno di dipingere come mezzo per affermare se stesso e la propria identità, decide di concedergli il permesso tanto agognato, facendo in modo che gli vengano consegnati i materiali, requisiti al momento dell’ingresso in ospedale, pennelli, cavalletto e tavolozza.

Appurata poi la sua bravura, gli affida l’importante compito di decorare la nuova chiesa dell’Istituto, ma Grimaldi, essendo portato a causa della malattia a subire profondi cambiamenti d’umore che lo fanno passare da stati di esaltazione a momenti di estrema disperazione, sopraffatto dalle proprie insicurezze e dai moniti di un severissimo super-io, temendo di non essere all’altezza del compito affidatogli, ricade in uno stato depressivo che lo porta a prendere la decisione di dire addio alla propria arte.

Durante un ulteriore colloquio, il dottore, a sua volta turbato da questa decisione, che interpreta come una sconfitta personale, lo mette violentemente di fronte alla constatazione dell’impossibilità di questo addio, stimolando per giunta l’esplosione della creatività del pittore, culminante nella creazione di una grande opera quale la “Carità di S. Camillo”.

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