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Attivista LGBT, Genova anni ’70: intervista a Francesco (parte IV)

Quarta puntata dell’intervista a Francesco, tra i primi attivisti del movimento gay a Genova. Dopo le elezioni politiche, si racconta l’evoluzione del F.U.O.R.I. genovese e dello stesso Partito Radicale tra il 1976 e il 1978.

Mi piacerebbe fare delle domande anche a voi. Per fare un parallelismo, per capire come sono cambiati i tempi e come voi giovani di adesso affrontate la dimensione di vivere da omosessuale, per capire il lavoro che è stato fatto ai miei tempi quali risultati ha portato.

Quando sono entrato nel Partito Radicale avevo 31 anni. Tra me e voi passa più di una generazione. Vorrei vedere com’è cambiato il clima: vi dicevo che siamo partiti da sotto zero e che ora siamo al 60%, si devono fare ancora battaglie a livello sociale e politico per far sì che i nuovi diritti, ai quali noi non pensavamo allora, siano legalmente riconosciuti.

Noi eravamo in una fase rivoluzionaria, volevamo rompere quegli schemi, quel tipo di famiglia. Pensate che il servizio militare era obbligatorio. Io non ho fatto il militare. Pensate alla rivoluzione dei figli dei fiori, che significato ha avuto allora, quando i ragazzi e le ragazze sono andati via di casa e hanno cominciato a fare l’amore al di fuori dello schema tradizionale, che prevede addirittura di non avere rapporti prematrimoniali, di fidanzarsi, aspettare di sposarsi e poi avere rapporti matrimoniali.

Cercate le immagini di quei famosi eventi in America, Woodstock e altri. Quei momenti, quegli incontri sono stati rivoluzionari. Adesso, per voi, immagino siano un dato di fatto. Un ragazzo incontra una ragazza, tranquillamente il giorno dopo già fanno l’amore, magari dopo un mese si lasciano. Oppure il discorso dell’amore di gruppo, che poteva esserci, in quelle situazioni. Anche noi, all’interno del movimento, eravamo a favore dell’amore di gruppo, che faceva parte di un discorso del raggiungimento di una libertà personale, dell’andare al di là degli schemi. Quando ci siamo conosciuti all’interno del Partito Radicale, ci sono state molte esperienze di rottura di questi schemi. Ci sono stati uomini eterosessuali che hanno provato un’esperienza gay perché in quell’occasione hanno avuto l’opportunità di viverla, perché c’era tranquillità, perché ci conoscevamo, perché non c’era timore, poi naturalmente ognuno ha preso la propria strada. Ricordo uno che diceva “sì, io ho avuto questa esperienza, ma poi ho capito che fare l’amore con un uomo non è il mio genere, preferisco fare l’amore con una donna”. Però quello che voglio dire è che quest’uomo, eterosessuale, non si è negato la possibilità di sperimentare questo tipo di incontro. Un altro mi diceva “sì, io ho avuto uno che, insomma…”, un eterosessuale che ha avuto un incontro con un gay, e quest’uomo gay aveva la barba ed era un po’ preso di lui, e poi l’eterosessuale diceva “sì, però devo dire che in realtà, quando toccavo la sua barba, ho capito che non era il mio genere, che io preferisco la donna, voglio stare con una donna”. Però cos’era avvenuto? Che lui aveva provato. Era importante perché in questo caso si apprezzava anche una certa fisicità, fisicità nel senso di stare vicini insieme, senza paura e senza timore.

Questo era avvenuto all’interno del movimento del Partito Radicale. Noi siamo nati proprio come F.U.O.R.I., lo abbiamo fondato dopo l’esperienza di Milano: come raccontavo in precedenza, quando sono stato lì ho avuto questa illuminazione, per la prima volta mi sono sentito libero di parlare tra 40 persone della mia identità omosessuale, che fino ad allora (avevo 30 anni) avevo represso, avevo vissuto male, avevo difficoltà ad accettare. Ecco, avevo intuito che averne parlato pubblicamente era stato liberatorio, perché non avevo avuto la possibilità, quando ero ragazzo, di avere un supporto all’interno della famiglia, oppure a scuola, e quindi mi ero molto auto-isolato dentro di me, e questo per me era un peso, avevo una grande difficoltà ad accettare l’omosessualità.

Il gruppo del F.U.O.R.I. è nato come movimento interclassista, ma in seguito si sono formati al suo interno diversi gruppi, perché molti venivano nel Partito Radicale e contestavano la linea stessa del Partito: tu sei borghese, tu sei credente, tu sei comunista. Allora c’erano diverse anime. Poi alla fine s’è detto: “Scusate. Se tu sei socialista, se tu sei comunista, allora tu devi andare all’interno del tuo partito e fare lì la battaglia politica per l’accettazione dei diritti degli omosessuali, non puoi rompere le scatole al Partito Radicale, perché il Partito Radicale non segue la linea dei socialisti o dei comunisti“. C’era un nostro amico, che era venuto con noi pur essendo socialista, il quale diceva “Noi dobbiamo fare coalizione insieme a tutti gli altri e alle altre, per far sì che quando ci sarà il partito al potere tutti avremo gli stessi diritti”. Invece noi, più vicini ai Radicali, dicevamo: “Sì, però questo è il tipo di società che abbiamo e dobbiamo già combattere adesso, per far sì che i diritti della persona si ottengano adesso, non aspettare il compimento della società rivoluzionaria, marxista-leninista, socialista”.

Siamo nel ’77 e molti dicevano: “quando ci sarà il comunismo al potere, quando ci sarà il social-comunismo, allora tutti saremo pari, tutti saremo… uguaglianza, libertà…Il gruppo del F.U.O.R.I. genovese si è sciolto un paio d’anni dopo le elezioni del ’76, mentre nelle altre città ha continuato a vivere. Si sono dunque creati gruppi in altri partiti, in altre situazioni. Era anche giusto così. Noi eravamo con i Radicali semplicemente perché nessuno ci accettava, nessuno ci voleva. Questo era il problema base. Quando ho lasciato il Partito Radicale si è esaurita l’esperienza del F.U.O.R.I.. Ora sai, quando un movimento si scioglie, quando fai anche un’elaborazione tua personale, finisce che fai altre cose, e io stesso ho fatto altre cose nella mia vita. Ho terminato quella militanza attiva perché ho pensato che quel periodo si fosse concluso per me. Tanto è vero che dopo lo scioglimento del F.U.O.R.I. è venuta l’ARCI, come sono venuti altri gruppi che conoscete anche voi.

(continua…)

Genova, 4 maggio 2013
Nella sede di Approdo Arcigay Genova in vico di Mezzagalera 3

Leggi le altre puntate dell’intervista a Francesco
Parte I
Parte II
Parte III
Parte V
Parte VI 

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