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Intitolazione piazza Don Andrea Gallo

Segnaliamo che venerdì 18 luglio 2014 avrà luogo la cerimonia di intitolazione della piazza “Senza Nome” a Don Andrea Gallo. Il nuovo nome della piazza, situata nell’ex Ghetto di Prè, tra via del Campo e via Lomellini, sarà piazza Don Andrea Gallo, prete di Strada.

Un pomeriggio / sera di musica e spettacolo che ricorre nel giorno in cui il prete di strada avrebbe compiuto 86 anni.

Di seguito il programma della giornata

ore 17: Messa in piazza, celebrata da Don Federico Rebora, Don Gianni Grondona, Padre Daniele Minetti.

ore 18: intitolazione ufficiale della piazza alla presenza di
– Marco Doria, sindaco di Genova;
– Claudio Montaldo, vice-presidente della Regione Liguria;
– Simone Leoncini, presidente Municipio Centro-Est
Introduce Carla Peirolero (Suq Genova), con la partecipazione di Dori Ghezzi.

A seguire, musica e canti popolari con: Gruppo Spontaneo Trallalero, Coro Daneo, Coro della Maddalena.
Alle Porte del Paradiso – pièce teatrale, con la compagnia Gaucho. Testo di Paola Pettinotti e Sergio Alemanno.
Ostinati e Contrari Zena Coordina Marco Pepè.

ore 20.30 e 21.30: Sulle Orme di Don Gallo, visite guidate per il ghetto e il centro storico (prenotazioni presso Via del Campo 29rosso, 010 2474064)

ore 21.15, Acquario di Genova: proiezione, nell’auditorium, del film Una canzone per il Paradiso, con Don Andrea Gallo e Gino Paoli per la regia di Nicola di Francescantonio. Ingresso a offerta libera a sostegno della Comunità di San Benedetto al Porto.

Teatro della Tosse e Giardini LuzzatiScacco Matto, serata – spettacolo dedicata a Don Andrea Gallo.

ore 21.30, Piazza Fossatello: musica con il supporto del Civ Lomellini-Via del Campo – ristorazione in strada.

Ricordiamo con commozione le parole di Don Gallo, pronunciate in occasione della visita che Arcigay Approdo fece per anticipargli la mostra Dimenticare a memoria, e ricordate da Lilia Mulas durante l’inaugurazione: «Don Gallo ci disse che noi, proprio perché discriminati, dovevamo sentirci partigiani: con questo voleva dire che dovevamo andare in direzione ostinata e contraria, senza mai rinunciare a una nostra visione del miglioramento sociale, che ha a che fare con il benessere di tutti e non solo con il nostro. Non dovevamo rassegnarci all’omologazione a un sistema che non mette al suo centro la persona umana e le sue infinite, meravigliose differenze, ma riconoscere il nostro ruolo nella storia, valorizzare e mettere in relazione differenze che ancora oggi non sono del tutto consapevoli di abitare la stessa casa».

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