Spettacolo dedicato alle donne vittime della criminalità organizzata.
Sabato 25 novembre alle ore 18.30, presso la Sala di rappresentanza di Palazzo Tursi, andrà in scena lo spettacolo La Fata Morgana: fantasia su un mito, scritto, diretto e interpretato da Marica Roberto.
Ingresso gratuito.
La Fata Morgana, personaggio mitologico e nome di miraggio tipico dello Stretto di Messina, qui, tramite una reinterpretazione fantastica, si fa voce di storie di donne vittime delle mafie. Sono le sue nove sorelle, Fata è ognuna di loro.
Morgana è sempre la stessa donna, che muta età, provenienza, situazione: ha cercato i figli spariti, ha rifiutato di prostituirsi, ha intrappolato con le sue parole tragedie di efferatezza, è stata indotta a “sparire”.
Da qui nascono storie di donne meridionali ma non solo. Anche di Genova. Perché la fata morgana è una forma complessa e insolita di miraggio, e accade dappertutto: dallo stretto di Messina alle regioni polari, ai deserti, in mare e a terra.
Lo spettacolo è pensato per rendere un tributo a queste donne, perché il loro coraggio “cammini sulle nostre gambe”.
Insieme prosa, canti e musica dal vivo.
Questo spettacolo diventa particolarmente importante qui a Genova, perché delle nove donne di cui si racconta la storia, tre sono state uccise proprio a Genova.
La mattina del 18 marzo 1994 a Pegli una calibro 22 e una calibro 38 compiono una strage di donne: in una casa popolare di via Scarpanto vengono ammazzate la vedova rosarnese Maria Teresa Gallucci, la madre settantenne Nicolina Celano, accorsa al rumore degli spari, e la ventiduenne Marilena Bracaglia, nipote delle due, freddata mentre si trovava ancora sotto le coperte del divano letto.
La tragica storia era iniziata a Rosarno, piccolo comune della Piana di Gioia Tauro, con un amore, amore seppur clandestino, fra una vedova e un ragazzo molto più giovane. Diventa facilmente uno scandalo di cui chiacchierare e sparlare e così il figlio di Maria Teresa, Francesco Alviano, ventitrenne, doveva recuperare la faccia di fronte al paese.
“Le femmine hanno risorse, e le mie figlie che restano e parlano, le mie sorelle, diventano cataratte di parole, fermano i morti, acchiappano la vita, parlano riparlano fiumi in piena sono, che vanno al Mare, e il Mare contiene miraggi, miraggi di fate, pozzo scandaloso. Io, Morgana, Morgana e le mie sorelle, lo usiamo per fare cadere nemici, ingannare uomini di conquista, barbari con le loro orde. Io e le mie sorelle creiamo miraggi, luoghi nuovi, verità che li affondano. Alleviamo case e famiglie, città e campagne profumate, ma di sotto gli occhi gliele portiamo via, i barbari cadono nell’acqua, stupidi violenti. Creiamo miraggi e ce li buttiamo dentro.
Oggi, se c’è qualcosa che non contiene veleno, è l’immagine che risale su, come cibo indigerito, di una donna +un’altra donna + un’altra donna + un’altra donna…”