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La Pastora Letizia Tomassone e la cura della Chiesa valdese per l’inclusione delle persone LGBTI

Letizia Tomassone

Il 12 Gennaio all’evento “Omosessuali credenti: percorsi di fede a confronto” saremo lieti di avere con noi Letizia Tomassone, teologa e pastora di una Chiesa, quella valdese, che più di tutte le altre in Italia si è messa in discussione e si è spesa per le persone LGBTI.

Il rapporto tra la chiesa valdese e le persone LGBTI è iniziato al Centro Ecumenico Agape quando, una sera d’estate del 1979, durante un campo estivo, si è presentato un giovane Ferruccio Castellano. Ferruccio – diventato poi uno dei fondatori del movimento dei cristiani omosessuali in Italia – era già in contatto con le Comunità Cristiane di Base e in particolare con Don Franco Barbero e chiedeva un posto di dignità, all’interno delle chiese, per le persone gay e lesbiche. Questa fu l’occasione, per il centro Agape, per cominciare a riflettere e a mettere in discussione le chiese circa la colpa e l’esclusione delle persone omosessuali.

Racconta la Pastora Tomassone – che del centro Agape è stata successivamente direttrice – che Agape e Ferruccio inviarono una lettera a centoventi chiese torinesi sollecitandole su questa tematica, e che, anche se apparentemente non ci fu risposta “fu proprio per quella lettera che le chiese iniziarono a vedere la vita di persone solitamente invisibili nelle comunità”, le persone LGBTI (“Il percorso delle chiese protestanti, dal pregiudizio all’inclusione completa delle persone LGBT” ott. 2014).

A partire da questo evento, il Centro Agape iniziò a proporre campi estivi per persone omosessuali: “Si racconta che i campisti arrivavano ad Agape, negli anni ‘80, vestiti con giacca e cravatta, come in una mascherata di rispettabilità, per poi cambiarsi e apparire nei colori vivaci e gioiosi della loro vita gay per tutta la settimana di campo. Questo cambio di vestiti, che veniva ripetuto alla fine della settimana, esprime chiaramente la necessità di occultamento che esisteva in Italia in quel periodo. Ma abituarsi alla libertà fa crescere la libertà, e queste settimane di libertà hanno finito per influenzare i modi di essere di gay e lesbiche al di fuori di Agape”.

Da allora e per più di 20 anni, molti gruppi di persone LGBTI cristiani – spesso cattolici, che non trovavano un posto nella loro chiesa – si sono incontrati presso le chiese valdesi e metodiste. “Il ministero, a mio avviso”, dice la Pastora Tomassone “è stato reciproco: i pastori protestanti (tra i quali la sottoscritta) hanno imparato a leggere la Bibbia dal punto di vista di qualcuno che là dentro è demonizzato. Gay e lesbiche hanno potuto ricevere una parola di grazia e di riconoscimento da parte di Dio, e un caloroso benvenuto nella comunità dei figli di Dio”.

La chiesa valdese si è lasciata interrogare e cambiare dalla presenza delle persone LGBTI, dalle loro voci e dai loro punti di vista, rendendosi disponibile a maturare una nuova comprensione della fede, del rapporto dell’essere umano con Dio e del peccato: “Le persone GLBT non stanno affrontando un peccato speciale che influenza la loro identità, ma lo stesso peccato comune a tutta l’umanità, cioè l’incapacità di amare e rispettarsi l’un l’altro”.

“Abbiamo evitato la ghettizzazione”, spiega in un’altra intervista “perché abbiamo sempre ribadito che non si tratta di un problema dei singoli credenti, ma di una questione che riguarda il nostro essere umani davanti a Dio”. (intervista di Federica Tourn, “Per una famiglia inclusiva” ott. 2014).

È stato nell’ambito di questo percorso che il Sinodo valdese ha deciso di dare la possibilità di celebrare la benedizione per le coppie dello stesso sesso: “La benedizione testimonia un riconoscimento ed una condivisione annunciata e proclamata della Grazia di Dio rivolta ad ogni creatura umana” (Testo e commento ai due atti sinodali 2010 sul tema fede e omosessualità e benedizione delle coppie di persone dello stesso sesso, Commissione “Fede e omosessualità”, Novembre 2010).

Era il 2010. In Italia, in un contesto politico in cui le unioni civili sembravano ormai irrealizzabili, la chiesa valdese dava alle persone e alle coppie omosessuali un segnale importante di riconoscimento e dignità, compiendo una scelta coraggiosa, non priva di conflittualità, ma coerente rispetto al percorso iniziato 30 anni prima in Agape e, soprattutto, alla sua vocazione di chiesa riformata “semper reformanda”, cioè sempre disposta a lasciarsi mettere in discussione e a cambiare alla luce del Vangelo: “Le parole e la prassi di Gesù, così come esse ci sono testimoniate negli Evangeli, non possono che chiamarci all’accoglienza di ogni esperienza e di ogni scelta improntate all’amore quale dono di Dio, liberamente e consapevolmente vissuto e scelto” e ancora: “Per la Chiesa Evangelica Valdese e Metodista in Italia, l’omosessualità non è peccato, e non è un “obbrobrio agli occhi del Signore”, un “atto contro natura””.

Anzi, dice Letizia Tomassone: “Anche l’orientamento sessuale è un dono che viene da Dio e fa parte della complessità e della pienezza che sperimentiamo in quanto creature” (“L’orientamento sessuale non è una scelta, ma un dono di Dio”, giugno 2019).

Di certo ci sono – e ci saranno ancora – degli ostacoli, legati per esempio alla presenza di credenti provenienti da contesti culturali legati a una visione dell’omosessualità come peccato, ostacoli che devono essere affrontati nella loro complessità: “La Commissione Fede e Omosessualità ha prodotto schede bibliche ed esegetiche” spiega Letizia Tomassone “si fanno veglie contro l’omofobia, c’è un percorso di sensibilizzazione sostanziato da letture di testi biblici” (intervista di Federica Tourn, “Per una famiglia inclusiva” ott. 2014).

Il 12 Gennaio sarà quindi un’occasione importante di incontro e di approfondimento del pensiero e dell’operato della Pastora Tomassone, impegnata da decenni nel movimento LGBTI per i diritti civili e per una sempre maggiore dignità delle persone LGBTI nelle chiese, come fratelli e sorelle di chiesa.

Per concludere, vogliamo citare un pensiero di Ferruccio Castellano che ci sembra esprima il percorso che la chiesa Valdese, e i suoi pastori e pastore con lei, ha cercato e sta cercando di percorrere: “Gli omosessuali non dovrebbero essere solo dei fratelli da non discriminare e emarginare, ma dei fratelli che con la loro battaglia possono aiutare tutta la chiesa a diventare più evangelica. La “loro battaglia” diventi lotta di tutti. Cessi di essere (se lo è, dove lo è) un discorso corporativo di una minoranza che cerca un’impossibile integrazione in una chiesa (e in una società) eterosessuale e destinata a rimanere tale, e diventi finalmente un discorso che investe più profondamente tutta la comunità” (Ferruccio Castellano).

Tra i libri di Letizia Tomassone vi segnaliamo:

In queste pagine si intrecciano diverse visioni e voci sulla figura di Agar, provenienti dal mondo musulmano, cristiano ed ebraico. In tutte le tradizioni Agar è donna di fede, e le domande che oggi poniamo a questa donna sono inedite, ma essenziali per il nostro tempo. Agar ci appare come una figura di liberazione, di capacità femminile di stare di fronte a Dio, e ci offre lo spunto per innescare relazioni di pace nuove, re-inventando una storia certamente ispirata dal Dio della pace. La lettura incrociata che come donne musulmane, cristiane ed ebree possiamo offrire su di lei, a partire dall’esperienza della presenza divina nella nostra vita, aiuta ad aprire oggi spazi di incontro fra noi e con Dio, spazi da cui scaturisca una sempre maggiore benedizione per tutta l’umanità. Con testi di: Letizia Tomassone, Corinne Lanoir, Laura Voghera Luzzatto, Elena Lea Bartolini De Angeli, Nibras Breigheche, Jolanda Guardi, Patrizia Ottone, Laura Krauss Greig, Tricia Gibbs.

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