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Hai timore a dire che sei gay? Ti aiuta Fratello Maggiore

Matteo Manzi è genovese, ma vive da molto tempo a Padova dove lavora nell’ambito della produzione video. Ha scelto di mettere in gioco la sua professionalità per un tema che gli sta molto a cuore: essere di aiuto a persone gay e lesbiche raccontando la propria esperienza e toccando temi quali il coming out, il rapporto con i genitori, il dichiararsi o meno sul lavoro.

Un progetto che Matteo condivide con il suo compagno, con parenti e amici, e con tutti coloro che vorranno contribuire. Progetto Fratello Maggiore è nato da poco tempo e merita il nostro sostegno e contributo. Di seguito la nostra chiacchierata con Matteo.

Cosa ti ha spinto ad avviare il progetto Fratello Maggiore? Perché hai scelto proprio lo strumento del video?
Era un periodo in cui lessi una serie di orribili notizie di ragazzi e adolescenti omosessuali maltrattati o suicidatisi, sia nel nostro paese sia in altri paesi del mondo. Il forte disagio e tristezza nel sentire tutto questo mi ha spinto a voler dare una mano in modo diretto, un po’ stufo solamente di aspettare che qualcosa potesse cambiare senza fare nulla. Sono un ragazzo molto timido ma sono anche molto emotivo e deciso, e ha vinto l’emotività. Non ero assolutamente sicuro di cosa stavo facendo, e non lo sono molto nemmeno ora, ma la decisione che ho preso di voler aiutare il prossimo è l’unica cosa che conta alla fine, è l’unica cosa che mi interessa. Ho scelto il video, probabilmente, per molte ragioni. Io ho a che fare con i video per lavoro, quindi sono molto attratto da questo mezzo di comunicazione e ne conosco già le potenzialità. Prima di iniziare il progetto, passavo molto tempo a chattare con i ragazzi, più che altro per ascoltarli ed eventualmente dare qualche personale opinione. Una sera ho realizzato che forse, con dei video, avrei potuto essere di aiuto a più persone, anche perché le paure e le perplessità erano bene o male sempre un po’ le stesse. Purtroppo i giovani non leggono molto al giorno d’oggi e i video risultano probabilmente più vicini alle loro preferenze. Ho pensato inoltre che metterci la faccia in prima persona fosse uno dei modi più diretti per spingere ragazzi e ragazzi a uscire allo scoperto senza paure.

Il tuo “metterci la faccia” costituisce un valore importante del progetto, e un messaggio di conforto per chi – per varie ragioni – non può o non desidera rivelare il proprio orientamento sessuale. Come ti ha cambiato, se ti ha cambiato, questa visibilità?
Lusingato, ma “visibilità” è una parola molto grossa! Per ora sono in pochi sia a conoscere il Progetto sia ad avere visto i video, quindi in realtà non è cambiato nulla. Non ho in verità ricevuto il sostegno che avrei sperato, soprattutto dagli amici, ma in generale sono arrivati solo complimenti e questo è già un ottimo risultato. La scomoda verità che credo, è che molti non se la sentono di prendere posizioni in merito, per paura di essere accostati alla comunità LGBT da un lato, o per paura di essere denigrati nel caso contrario. È più comodo non esporsi. Non so se sia la verità in senso assoluto, ma questo è quello che credo.

Nel tuo percorso personale, chi è stato il tuo “fratello maggiore”?
In realtà non l’ho mai avuto. Non solo non l’ho avuto biologicamente, ma non ho mai avuto qualcuno che potesse ricoprire quel ruolo. L’avrei tanto desiderato e questo è anche uno dei motivi per cui faccio tutto questo: cercare di dare agli altri quello che io non ho avuto e di cui avrei avuto bisogno. Un discorso un po’ paterno se vogliamo, ma non mi piace suscitare autorevolezza, così preferisco immaginarmi come un fratellone. Dal canto mio, ho davvero due fratelli minori, quindi spero di essere per loro quello che mi auguro di essere per chiunque abbia bisogno di essere ascoltato.

Come si può contribuire al tuo progetto?
Il progetto è molto molto giovane, e non ho ancora voluto pensare a strutturarlo in maniera troppo elaborata. Per ora, direi che il modo migliore di contribuire al progetto è fare in modo che abbia il suo scopo, quindi raggiungere più persone, ragazzi e ragazze possibili. Poi ovviamente, come per tutte le cose, c’è bisogno di contenuti. Io da parte mia cerco sempre di pensare a nuove questioni da poter affrontare, ma quello che chiedo spesso è il riscontro. Vorrei che ci fosse maggior interazione, perché è quella che mi manca, anche da un punto di vista prettamente emotivo. Invito tutti sempre a pormi nuovi argomenti, nuovi temi, nuovi problemi o curiosità da affrontare. Infine, dato che il progetto vorrei non rimanesse confinato solo al mio faccione, mi piacerebbe che altre persone avessero il coraggio di esporsi, realizzassero brevi e semplici video di supporto, da poter inserire nel canale YouTube del progetto. Non è importante l’argomento, né come viene realizzato il video; pensate a quello che avreste voluto sentirvi dire quando eravate più giovani e forse spaventati dal mondo, è un pensiero che mi aiuta sempre molto quando so che sto parlando a tutti.

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