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HIV positivo: cosa fare? Vivere

Fabio Mortara ha 50 anni, è nato e vive a Genova. Un mese fa ha scoperto di essere sieropositivo e ha deciso di continuare a vivere a testa alta: «Fate spesso gli esami del sangue, informatevi, ma soprattutto non pensate neanche per un attimo che la vostra vita sia rovinata».

Incontro Fabio in un piovoso martedì di fine agosto. Ci siamo sentiti un paio di volte al telefono, e il suo sorriso mi ha contagiata solo ascoltando la sua voce. So già che mi troverò bene con lui. Un mese fa Fabio ha scoperto di essere sieropositivo. Vuole raccontare la sua storia perché possa di essere aiuto ad altre persone: «Qualche mese fa ho avuto una brutta bronchite e i medici mi hanno suggerito di fare una TAC. Siccome era necessario iniettare il liquido di contrasto, dovevo prima fare gli esami del sangue. Ho fatto le analisi, dopo qualche giorno mi telefonano dicendo che devo ripeterle perché si è rotta una provetta. Dal tono della voce mi ero già insospettito. Passa ancora qualche giorno, dopo il secondo prelievo, e mi chiamano nuovamente. Devo recarmi non più alla ASL di Sampierdarena, ma direttamente all’ospedale di Sestri. Allora mi sono spaventato: avevo paura di avere un tumore, un’insufficienza renale, insomma una malattia che avrebbe portato a cure lunghe e dolorose. Arrivo in ospedale e mi vengono incontro tre medici. Non uno, tre. La paura aumenta. Poi, con cautela e voce calma, mi spiegano: sono sieropositivo. E giuro che la prima risposta che ho dato per istinto è stata “Tutto qua?”».

Fabio è forte e sorridente, continua a esserlo anche mentre si racconta. «Conosco diverse persone sieropositive, anche amici stretti, che dopo aver ricevuto la diagnosi non volevano più vedere nessuno, si sono chiusi in casa, pensavano che la loro vita fosse finita. Io ho continuato a vivere come sempre. Certo, una notizia del genere non si accoglie facendo i salti di gioia, né con indifferenza come fosse un raffreddore qualunque, ma la verità è che oggi le persone che contraggono il virus possono vivere una vita assolutamente normale. Non esiste più la “piaga”, come si definiva la malattia tanti anni fa».

Fabio ha iniziato subito le cure all’ospedale San Martino di Genova, seguito dal Dr. Mazzarello: «A San Martino ho trovato un ambiente splendido, dove medici e infermieri sono molto competenti, ma anche meravigliosi sul piano umano. Ci tengo molto a dirlo, consiglio a chi vive in Liguria e scopre di aver contratto il virus di rivolgersi a loro: la cura che hanno nei confronti dei pazienti, la competenza, la vicinanza sul piano umano sono senza paragoni».

Nel parlare con il suo medico, Fabio scopre che negli ultimi tempi in Liguria sono aumentati i casi di HIV e sifilide, soprattutto tra le persone più giovani. «C’è pochissima informazione su come avviene il contagio, su come prevenirlo, sulle terapie. Molte persone hanno paura di parlarne, temono di sentirsi in qualche modo additate e di perdere i propri amici. Anche a me è capitato: c’è chi mi ha detto “Perché racconti la tua storia, perché ti esponi così? Rischi di rimanere isolato”. Io penso invece che siano proprio situazioni come questa a farti capire chi ti è veramente amico e chi no. Non ho mai lavorato nel sociale, né fatto volontariato, ma in questo momento sento il forte desiderio di mettermi a disposizione di altre persone: di chi ha bisogno di parlare, di chi cerca un confronto con chi sta vivendo la stessa situazione, di chi vuole informarsi. C’è davvero tanta, tanta disinformazione, e io stesso ho scoperto molte cose quando ormai era tardi».

Per questo Fabio si è rivolto ad Approdo. Lo incontreremo in sede, nei prossimi mesi, per ascoltare la sua esperienza, porre domande, dialogare insieme su un tema importante, delicato e di cui non si parla mai abbastanza. Inoltre, Fabio si mette a disposizione di chiunque voglia contattarlo, chiedere consigli o informazioni, o semplicemente scambiare due parole: potete scrivergli alla mail hiv@arcigaygenova.it.

Marta Traverso

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