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Omofobia allo stadio: Lo sport come volano di progresso civile e liberazione

Fin dalla sua nascita, lo sport moderno ha creato occasioni d’incontro e di scambio culturale tra popolazioni e a volte tra mondi diversi. Molte categorie sociali sono potute emergere e hanno potuto lottare per il proprio inserimento: ad esempio lo sport è stato molto utile per le donne, sia per la loro salute, per liberare cioè i loro corpi oppressi da un’abbigliamento insano, sia per dare loro la possibilità di essere protagoniste e di avviarsi verso una maggiore indipendenza.
Possiamo menzionare il fatto che diverse suffragiste che lottavano per il diritto al voto universale erano atlete o comunque praticavano qualche sport.

Andando avanti nella storia dello sport, troviamo donne come Athea Gibson, la prima donna di colore a vincere il torneo di Wimbledon nel 1957 e 1958; oppure donne come Billy Jean King, che nel 1973 sfidò Bobby Riggs, numero uno al mondo negli anni 1941-46-47, vincendolo. La partita fu vissuta come un’epica battaglia dei sessi e un giornale intitolò l’avvenimento come il giorno in cui il tennis diventò donna. Billy Jean King era lesbica e lottò sempre contro il sessismo che opprimeva le carriere sportive delle donne. Dopo di lei, fra il 1978 e il 1994, si affermò in tutto il mondo la tennista Martina Navratilova, affermando così la libertà dell’orientamento sessuale anche nello sport.

Da notare che le atlete sono bianche o di colore, eterosessuali o lesbiche e hanno quindi rivendicazioni differenti, che possono essere razziali, politiche, di genere, di orientamento sessuale e spesso si intersecano tra loro.

Le olimpiadi sono sempre state le occasioni per esprimere rivendicazioni politiche che hanno determinato svolte storiche, ad esempio quella del 1936 a Berlino, dove Jesse Owens ha dimostrato al mondo che le persone di colore si potevano riscattare di fronte a qualunque potere. Da lì alle lotte contro le leggi razziali passarono anni, ma la memoria di Owens sosterrà sia Martin Luther King che Nelson Mandela.

Altra occasione di svolta politica è stata, alle olimpiadi del Messico del 1968, il famosissimo gesto dei pugni levati a mostrare i guanti neri delle Black Panther a sostegno di politiche razziali più radicali per la liberazione delle comunità nere; oppure alle olimpiadi di Sidney del 2000 la comparsa di un’atleta aborigena, Cathy Freeman, dopo anni di segregazione per gli aborigeni australiani. Ognuna di queste lotte avviene in contesti politici diversi e su territori nazionali che ne condizionano e determinano i tempi e i modi di affermazione.

Tutto ciò diventa sempre più evidente nell’era del calcio, perché il calcio, tra i vari sport, è diventato il più potente mezzo di comunicazione e di aggregazione. Niente come il calcio riesce a mobilitare le masse, nel bene e nel male. Inoltre il calcio acquista un potere sempre più grande e pericoloso da un punto di vista politico ed economico, dando luogo ad atti violenti e a politiche razziste, sessiste ed omofobe. Naturalmente vi sono anche esempi positivi, che ultimamente stanno crescendo, ma il calcio, con il suo potere, deve assumersi responsabilità maggiori di quelle che si è assunto finora.

Il comportamento delle tifoserie e la capacità di contrabbandare messaggi di violenza e di esclusione vanno decisamente tenuti sotto controllo: dalle società calcistiche e dalle leggi. Le società calcistiche, soprattutto, non possono permettersi di essere asservite a interessi economici tali da doversi rassegnare ad avere rapporti con la criminalità organizzata, altrimenti il senso stesso del calcio perderà forza e diventerà sempre più la manifestazione di lobbies economiche completamente sganciate dallo spirito sportivo ed inquinate da rapporti illegali.

Per fortuna, cominciano ad arrivare segnali nuovi, come ad esempio la visita del Commissario tecnico della nazionale Cesare Prandelli al torneo nazionale di calcetto gay che si è svolto a Firenze lo scorso anno. La sua presenza ha un forte valore simbolico per le tifoserie e per i numerosi casi di coming out da parte di giocatori in attività che non hanno più voglia di nascondersi e desiderano una vita normale.

Vediamo con soddisfazione anche il fiorire di campagne contro l’omofobia sostenute dalla Lega Calcio e dall’ultimo giro d’Italia, coi braccialetti arcobaleno.

Un cattivo esempio viene a controbilanciare queste notizie positive: Mario Pescante, ex presidente del CONI e membro del Comitato Olimpico Internazionale, rilascia una dichiarazione su Barack Obama riguardo alla sua scelta di mandare alle Olimpiadi invernali di Sochi, in Russia, quattro atlete lesbiche come rappresentanti dello sport americano. Interessanti i suoi toni: “È assurdo che un Paese così (gli Stati Uniti, ndr ) invii in Russia quattro lesbiche per dimostrare che in Russia i diritti dei gay sono calpestati. Lo facciano in altre occasioni. I politici approfittano dell’Olimpiade” (Corriere della Sera, 16 gennaio 2014). Nel testo pubblicato non si parla di atlete: pare che abbiano perso la loro qualifica di fronte all’orientamento sessuale, come se questo fosse l’unico carattere preponderante della loro identità.

Come vedete il cammino da fare è ancora lungo. Il contesto in cui lottiamo è molto difficile. L’Italia è un paese poco sensibile al tema dei diritti civili, per questo sono tanto più importanti manifestazioni come quella di oggi, che aprono dibattiti sulla situazione alla quale noi possiamo, insieme alle organizzazioni sportive, apportare profondi cambiamenti. Ci ritroviamo ad essere un po’ la cartina al tornasole del livello dei diritti civili di un paese e questo fa di noi dei protagonisti di rivendicazioni importanti, che possono cambiare la società, il rapporto delle tifoserie con la popolazione e ristabilire delle condizioni di rispetto tra tutti gli attori del calcio, comprese le forze dell’ordine.

Con questo concludiamo dando inizio ad un dibattito il più possibile partecipato: orientamento sessuale e calcio non sono affatto degli estranei e possono collaborare insieme per una vita più gentile e piacevole per tutti.

Ostilia Mulas
4 giugno 2014

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