fbpx

“Chiediamo solo di esistere”

Lettera

La serie di interventi che ha seguito la pubblicazione della lettera inviata da Davide Tancredi (nome di fantasia per ragioni di sicurezza e riservatezza) a Repubblica il 25 maggio 2013 mi induce a fare qualche considerazione.

Davide nella sua lettera scrive testualmente: “io sono gay, ho 17 anni e questa lettera è la mia ultima alternativa al suicidio in una società troglodita, in un mondo che non mi accetta, sebbene io sia nato così. Il vero coraggio non è suicidarsi alla soglia degli ottant’anni“, riferimento all’integralista francese suicidatosi in Notre Dame a Parigi per protesta contro i matrimoni gay, “ma sopravvivere all’adolescenza con un peso del genere, con la consapevolezza di non aver fatto nulla di sbagliato se non seguire i propri sentimenti senza vizio o depravazioni” (da: «La Repubblica»).

Ho riportato appositamente questo brano perché mi sembra il più importante delle lunga lettera di Davide, quello che rispecchia la situazione di tanti ragazzi in Italia che come Davide devono ancora oggi affrontare il rifiuto e lo scherno di chi, in spregio alla tante predicate virtù cristiane dell’accoglienza e dell’amore reciproco, vuole ancora oggi dividere il mondo tra i buoni, ovvero coloro che seguono (o fingono di seguire) le regole imposte dall’alto ed i cattivi ovvero tutti coloro che seguono gli impulsi del cuore e si differenziano dagli altri.

Al di là del putiferio suscitato dalla lettera, dai commenti pro o contro rintracciati su internet, dalla risposta della Presidente della Camera Laura Boldrini “Ti assicuro che le tue parole ce le ricorderemo: non finiranno impastate nel tritacarne quotidiano” e “spero davvero che la legislatura appena iniziata possa presto sdebitarsi” anche a noi si impongono alcune riflessioni in merito:

  • L’adolescenza è un’età critica, in cui, se da un lato si tende a vedere il mondo con colori netti, dall’altro si è sconvolti da tempeste ormonali che sono difficili da dominare se non seguono gli schemi consolidati;
  • Ci sono ancora molti ragazzi in età adolescenziale che devono affrontare il quesito “chi sono e soprattutto come mi devo comportare?”;
  • Questi ragazzi hanno bisogno di cura e attenzione a cominciare da chi sta loro vicino, ma se attorno a loro scorgono atteggiamenti ostili o peggio di derisione nei confronti dell’omosessualità, dove trovano i giovani gay appoggio, conforto e solidarietà? In famiglia è più difficile, di solito ci si confida con gli amici o meglio le amiche del cuore e poi, rafforzati da questo aiuto si affronta la famiglia. Per Davide le cose sono andate diversamente dal solito, perché sono stati i genitori stessi a notare dei cambiamenti comportamentali in Davide e a chiederne ragione. Davide, dati i buoni rapporti in famiglia ha detto loro la verità, ma questo, evidentemente, non basta a farne una persona libera perché c’è il resto della società da affrontare.
  • Qui entra in ballo la possibile collaborazione di Arcigay con le scuole superiori al fine di promuovere interventi mirati; la scuola è un ottimo veicolo di integrazione se riesce a superare la barriera dell’incomunicabilità sulla tematica gay.

Vorrei terminare questo intervento citando le ultime parole della lettera di Davide: “chiediamo solo di esistere“. È chiedere troppo nel 2013 esistere come persone libere di essere ciò che siamo senza fingere e senza nasconderci più?

Enzo Peretta

Testi citati

× Scrivici qui